Ancoraggio, ormeggio e sosta in baia

Pace e tranquillità!

A conclusione di qualsiasi navigazione – che siano stati due bordi o un trasferimento, una crociera o una passeggiata – l’obiettivo è sempre quello di raggiungere un valido approdo.

Se si escludono eventuali necessità di ridosso dal maltempo, quando si sceglie un porto sicuro, solitamente lo scopo è quello dell’approvvigionamento di beni primari (acqua, ricarica batterie, cambusa…) o sociali (docce. ristoranti…). Se invece si preferisce un buon ancoraggio, le finalità sono quasi certamente ricreative. Nel senso letterale del termine: ripristinare il proprio equilibrio psicofisico, rilassarsi, prendere sollievo, distrarsi, o come si dice ancor meglio con accento partenopeo: arricrearsi.  Quindi, il ridosso in cui si sceglie di calare l’ancora deve risultare necessariamente ben protetto, possibilmente poco frequentato o addirittura solitario. Il punto in cui viene deposto fisicamente sul fondo del mare il ferro deve essere  selezionato meticolosamente, così da concedersi poi il meritato momento di svago e di relax, tuffandosi nelle acque cristalline su cui ciondola la barca, o per adagiarsi in pozzetto, socchiudendo sornionamente gli occhi e osservare -di sottecchi e compiaciuti- la natura che circonda e protegge lo specchio di mare selezionato dopo la sapiente consultazione di carte nautiche e portolani. La barca in quel momento aleggia più che galleggiare, si fonde con il paesaggio e permea gli stati emotivi di bordo, felicemente inseriti in un contesto accogliente, avvolgente, spontaneo. Cosa desiderare ancora?

“Possiamo montare il fuoribordo sul tender? Magari qualcuno vuole fare un giro a terra. Avete calato la scaletta? Che poi se vi tuffate non sapete come risalire a bordo. Ehi, ma quelli che arrivano ora dove vogliono andare, non vedono che stanno mettendosi dove abbiamo calato noi? Meduse? Dove sono? Chi ha avvistato delle meduse? Come “alziamo il volume dello stereo al massimo se no in pozzetto non si sente”? Chi è che vuole andare a fare il bagno in spiaggia, perché? Si, sento pompare anch’io, qualcuno è andato in bagno, per un poco è meglio non immergersi vicino alla barca. Ma quello non si è accorto che sta calando l’ancora sulla nostra, cosi poi ci viene sopra! State preparando uno spuntino? Non macchiate il teak con l’olio del tonno! No, meglio non versarlo in acqua, se no poi fate il bagno tra le chiazze che sanno di scatoletta. Fermate i piatti di plastica, che il vento li fa volare fuori bordo! Non scendete sotto coperta grondanti di acqua salata, poi si macchia il pagliolo. Si, anche i cuscini di alcantara. Docce brevi, se no poi rimaniamo senz’acqua e siamo obbligati a entrare in porto. Cosa sono queste onde? Ah, il gommoncino del’ altra barca, i bimbi si divertono a guidarlo e a fare le accostate rapide, altrimenti a bordo si annoiano. Se fate una nuotata state vicini alla barca, che se non vi vedono… Come? Certo, è vero, prima avevo detto di non stare troppo vicini alla barca se qualcuno andava in bagno. Chiudete il frigorifero, altrimenti si riscalda tutto”.

Quando cala il sole, il clima cambia immediatamente. Tutto si fa più intimo. Osservando il tramonto viene voglia di parlare sottovoce, e appena fa buio di cercare uno spazio in coperta dove rimanere stesi a osservare le stelle. In silenzio. Viste dalla barca le piccole lucine che punteggiano il cielo sembrano di più, sarà lo sceso inquinamento luminoso, sarà la suggestione, o forse solo il tempo per guardare in su, che di solito non c’è mai. Ecco, ce n’è davvero anche qualcuna in più, e si muove più in fretta, oscilla…

“Ah, sono le luci di fonda delle barche vicine, è vero. Come? No, la 220 non ce l’abbiamo, siamo in baia, non hai con te lo spinotto da accendisigari per la 12v? Vuoi andare a terra per chiedere se ti fanno ricaricare il telefono al ristorante? Vorresti cenare lì, questa sera? Ma si pensava di cucinare a bordo… Chi altro vuole scendere a terra? Vi portiamo con il tender, così poi lo teniamo in barca, che non si sa mai. Quando volete che vi venga a prendere mi chiamate. Come “con cosa”, non andate a terra per ricaricare i cellulari? Non ve a sentite di trasbordarli con il tender perché potrebbero bagnarsi? Comprensibile. Fate dei segnali con la torcia, l’avete presa con voi? Come potete riconoscere la barca da riva? Ecco, guardate, siamo di fianco allo yacht con le lucine blu sommerse, quelle che fanno l’effetto piscina. Fate luce in questa direzione e noi vi vediamo, tanto staremo qui in pozzetto. Si, lui per mantenere le lucine deve lasciare il generatore acceso, serve anche per il condizionatore. Tutta notte? Speriamo di no. Va bé, tanto su quel agglomerato di barche sulla nostra dritta è già iniziato l’happy hour, hanno montato le casse a prua e c’è anche il disc-jockey. Credo anch’io che faranno a gara con il generatore dello yacht per chi tira più tardi facendo confusione. Allora accendiamo il motore anche noi, almeno un’oretta, così ricarichiamo le batterie per raffreddare un poco le bevande in frigo. Aperitivo a lume di candela? Certo, se fate attenzione a non riempire di cera la coperta. Poi se si alza la termica da terra non stanno più accese. Dici che se il vento gira, l’ancora non tiene? Ah, non la nostra, quella della flottiglia/disco. Quindi secondo te ci verrebbero addosso. Bè, almeno sarebbero allegri. E ubriachi, si. Quindi forse è meglio se questa notte si alza il vento facciamo qualche turno per controllare la situazione. Già… ”

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